domenica 5 gennaio 2014

LA NAVE DELLE BANANE

Per giorni interi un mercantile solcava i mari, aveva il compito di trasportare frutti esotici; fra questi vi erano: datteri, kiwi, noci di cocco, avocado, mango, noccioline, arachidi e molti altri frutti, ma il commercio più esteso era dovuto alle banane.
Ogni mese la nave intraprendeva quel viaggio, partiva dall'Europa per approdare dopo molti giorni di navigazione in Africa. In questo continente si fermava pochi giorni per il carico di frutta, che doveva issare a bordo e sistemare con cura nella stiva, e per la rapida revisione della nave, abitudine ormai consueta per ogni viaggio.
Il commercio delle banane rendeva molto, il frutto era molto richiesto ed aveva largo consumo su scala nazionale per le sue doti nutritive, ma ancor più durante il trasporto si deteriorava raramente ed il carico arrivava a destinazione quasi del tutto intatto.
Il capitano del mercantile, Mr. David Stuart, inglese di nascita e di nazionalità era un uomo tutto d’un pezzo, molto retto, corretto e giustamente severo, non ammetteva debolezze umane ma all'occorrenza manifestava un’umanità sorprendente ed era quasi un contrasto al suo aspetto serio, sicuro, riservato e altero.
Educato e cresciuto con una disciplina militaresca, egli non si lasciava mai andare alle più piccole se pur lievi intemperanze ed abbozzava un leggero sorriso di comprensione se qualche uomo del suo equipaggio dimostrava di farlo. Sotto quella scorza di durezza batteva un cuore nobile e privo di viltà, ma nonostante ciò era difficile interpretarlo e capirlo profondamente.
Dopo giorni di navigazione sarebbero giunti molto presto a destinazione, ormai il porto dove avrebbero fatto scalo distava poche miglia. Infatti poche ore dopo la nave gettava l’ancora.
Il capitano lasciò libero l’equipaggio di sbarcare, tranne gli ufficiali, suoi stretti collaboratori, che si sarebbero a turno dati il cambio per una breve siesta in quella città.
Il giorno dopo, sbrigate le procedure burocratiche e caricato sulla nave il materiale da trasportare, sarebbero ripartiti per l’Europa.
Erano anni che il mercantile Vittoria, questo era il suo nome, compiva quel tragitto, la solita rotta, l’eguale scalo e lo stesso ritorno, ma per ogni arrivo e ad ogni partenza c’era sempre nell'aria molto entusiasmo come fosse stata la loro prima traversata.
Gli uomini della nave seppur abituati ad una vita non facile, dura e sacrificata rispetto ad altre categorie di lavoratori, erano uomini molto validi, esperti, efficienti, faceti e di buona volontà. I rapporti fra marinai, ufficiali e superiori erano ottimi, il Capitano David Stuart sembrava aver selezionato personalmente il suo equipaggio.
Il mattino seguente tutti gli addetti alla manutenzione della nave erano intenti al loro lavoro, tutto era ormai sistemato, compreso il carico di frutta, un equivalente di molti quintali. Nel pomeriggio inoltrato la nave avrebbe preso il largo per ritornare in Europa.
Ed infatti puntualmente all'orario stabilito, dopo aver issato l’ancora a bordo, il mercantile Vittoria usciva dal porto per dirigersi verso il mare aperto: ormai il ritorno era assicurato.
Ma non era ugualmente certo e sicuro il futuro di sopravvivenza degli animali della foresta i quali dopo anni di soprusi da parte dell’uomo, che nulla sapeva di quello scontento oppure non lo capiva o fingeva di ignorare, si riunirono per ribellarsi.
Le scimmie erano le più colpite; togliendo loro le banane, il cibo più importante al loro sostenimento, diventava ogni giorno più precario l’adattamento alla rinuncia di quel frutto e la ricerca alla sostituzione di esso non era soddisfacente.
Le piantagioni di banane erano estese, molto ben protette e sorvegliate da uomini armati. Le scimmie avevano cercato invano di addentrarvi per recuperare il mal torto, ma la loro audacia fu sempre respinta con brutalità e se avessero continuato nell'impresa, chissà forse qualche animale sarebbe stato presto vittima di qualche colpo d’arma da fuoco arrivato a bersaglio.
Intano non si davano per vinti i nostri amici animali e progettavano sicuramente di fare rifornimenti per la loro sopravvivenza, visto che gli alberi di banane cresciuti spontaneamente erano ormai insufficienti alle loro necessità vitali e molti di essi a lungo sfruttati si inaridivano e morivano.
Un giovane orango forte e possente di nome Gico riunì tutta la sua generazione e le altre categorie di scimmie spiegando loro che era finalmente giunto il momento di agire. Per tre giorni spiegò a tutti il suo piano e chiese aiuto anche ad altri animali della foresta che, sensibili al problema, non declinarono il loro appoggio, anzi accolsero l’invito pensando che in futuro potessero trovarsi anch'essi in una simile situazione di disagio.
Gli elefanti erano la forma maggiore alla loro ribellione ed il maggior sostegno: babbuini, bertucce, oranghi, scimpanzé, macachi e perfino i pochi gorilla superstiti parteciparono ai preparativi per infliggere un duro colpo agli uomini così insensibili alle loro necessità naturali.
Fu scelto un luogo impenetrabile nella giungla, per giorni interi si scavò con l’aiuto di tutti gli animali: le scimmie con le loro mani prensili, gli elefanti con gli zoccoli scavavano il terreno e con la proboscide allontanavano la terra come fossero stati muniti di una pala. Quando la buca raggiungeva una certa profondità i pachidermi si allontanavano e le scimmie terminavano il lavoro, altrimenti la loro pesante mole rischiava di scivolare nella buca e di rimanervi imprigionata.
Ad opera finita gli elefanti si presentavano per mimetizzare le fosse con rami, arbusti, foglie e tronchi.
Alcune buche sarebbero state utili per nascondere i viveri recuperati, altre potevano essere utilizzate come trabocchetti e trappole nel caso fossero stati scoperti ed inseguiti da uomini armati. Ormai tutto era pronto, si aspettava solo il momento propizio all'azione.
Un mese dopo il mercantile Vittoria era di ritorno e puntualmente entrava nel porto africano gettando l’ancora. Come di consueto la sosta, l’attesa per caricare e sbrigare le solite procedure si ritornava.
Il Capitano Stuart diede l’ordine che sarebbero ripartiti l’indomani. Infatti la sera prima della partenza gli uomini della nave avevano alzato il gomito approfittando della rituale festa che si teneva ogni anno in quella città. Quelli sbarcati durante la sosta si erano concessi una smoderata libertà girando taverne e bevendo fuori misura; ugualmente avevano fatto quelli rimasti a bordo con il pretesto di festeggiare la ricorrenza.
La situazione confusa fece scattare il piano di riscossa tanto a lungo preparato.
A notte fonda quando tutti i marinai erano ritornati sulla nave dopo la libera uscita e dormivano profondamente e tutto  intorno regnava un silenzio impenetrabile, l’intera colonia di scimmie con perizia e circospezione si impadronì della nave.
Scesero nella stiva, dopo aver sottratto le chiavi al primo ufficiale che ignaro dormiva profondamente dopo la sbronza di birra. Silenziosamente e con molta cautela, servendosi delle loro mani prensili simili all’uomo, sottrassero e trasportarono le casse che contenevano banane fin giù nel pontile, li vi erano ad attenderle gli elefanti ai quali spettava il compito di trasportare tutto il carico servendosi della loro proboscide fino nel posto segreto scavato nella giungla.
L’operazione di recupero durò qualche ora, alle prime luci dell’alba avrebbero dovuto terminare, oppure abbandonare la nave se ci fosse stato seppur un minimo sospetto di essere scoperti e in tale frangente darsi alla fuga nascondendosi nel luogo prescelto nella foresta e inaccessibile all'uomo.
La fortuna volle proteggere i nostri cari animali capitanati dall'impavido ed animoso Gico, tutto andò liscio e si concluse come se nulla fosse accaduto.
Il mattino seguente il Capitano dava l’ordine di salpare e la nave a velocità ridotta usciva dal porto e prendeva il largo per ritornare come ogni viaggio verso l’Europa. Ma sul ponte di comando Mr. David Stuart intravvide la verità e intuì con acume sorprendente tutto quello che era successo quella passata notte. Era stato attratto da alcune impronte di zampe prensili lasciate indistintamente sulla pavimentazione della nave. Con freddezza calcolata indusse alcuni giovani mozzi a pulire ed a cancellare led impronte prima che i sospetti diventassero causa di contestazione e conoscenza del fatto.
Il Capitano in cuor suo, pur sentendosi beffato, appoggiava la giusta causa delle scimmie; non sarebbe stato facile per lui dimostrare a chi di dovere al suo ritorno in Inghilterra la scomparsa di tutto il carico, ma per il momento egli preferiva rimanere impassibile ed ignorare ciò che aveva capito.
Durante il viaggio di ritorno una sera sulla nave fu servito il pranzo agli ufficiali, il Capitano aveva l’abitudine di cenare in loro compagnia. Constatato che in cucina la frutta era terminata, il cuoco aveva chiesto al primo ufficiale la chiave per andare nella stiva a prendere della frutta da servire in tavola ma tornò più tardi visibilmente sorpreso e spaventato che il locale era completamente vuoto ed invitava tutti i commensali a sincerarsene di persona, visto che lo guardavano increduli come fosse stato un visionario.
Tutti gli ufficiali e superiori resosi personalmente conto che il povero cuoco smarrito ed attonito diceva la verità, si riunirono con il Capitano per trovare una spiegazione logica al fatto, ma nulla fece individuare la verità: non c’erano impronte, sospetti, congetture o prove che potessero rischiarare quell'increscioso avvenimento.
Dopo tanto scervellarsi per capire qualcuno azzardò ingenuamente che probabilmente era tutto dovuto agli spiriti ed ai fantasmi della notte, la voce si sparse per tutta la nave e divenne di dominio pubblico e creò la leggenda della notte in concomitanza della tradizionale festa. Mr. David Stuart lasciò pure che i suoi uomini credessero a questa storia priva di fondamento purché la realtà non venisse scoperta: la sopravvivenza degli animali era più importante di una sciocca superstizione.
Il Vittoria fece ritorno in Inghilterra senza carico, il comandante ebbe fortuna presso i suoi superiori ai quali doveva spiegazioni, perché tutti gli uomini dell’equipaggio furono unanimi nel raccontare quello che avevano visto ed appoggiarono e difesero con le loro testimonianze la sua figura, sollevandolo da ogni responsabilità sull'accaduto.
Grato in cuor suo ai suoi uomini, che mai dimenticherà per il resto della sua vita, Mr. David Stuart chiese di essere dispensato da quel viaggio e da quella rotta ed ottenere il trasferimento ad onore del merito per la sua condotta esemplare e per la correttezza nell'ambito della sua professione come nuovo Capitano di una nave passeggeri.
A malincuore lasciò il mercantile Vittoria ed il suo generoso equipaggio ma ebbe la gratificazione e l’assoluta certezza nel suo animo di essere stato inconsapevolmente compreso da tutti loro e di aver agito per amore di giustizia.


MORALE: La rettitudine e l’umanità a volte sono in conflitto fra loro stesse, bilanciarle è molto difficile, solo il buon senso e la generosità d’animo possono essere un precario e fortuito equilibrio.


Milano, 24 luglio 1987 

Nonna Mariuccia

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