lunedì 21 aprile 2014

IL SERPENTE BOA

In una casa ai margini della foresta viveva una bambina insieme ai suoi genitori.
IL babbo era ingegnere e per ragioni di lavoro si era trasferito in quel luogo selvaggio lasciando la grande città che offriva alla piccola Delia tutte le comodità alle quali era abituata.  Si sarebbero fermati ad abitare lì finché al babbo non fosse scaduto il contratto di lavoro che lo impegnava alla costruzione della grande strada che avrebbe attraversato la foresta.
La bambina trascorreva gran parte del suo tempo libero nella sua stanza, tra i suoi giochi, i suoi disegni e la collezione di bambole che provenivano da ogni nazione. Quelle bambole erano le sue compagne di gioco e per loro la bambina si documentava, per trovare attraverso l’atlante geografico, la nazionalità di ognuna. Il gioco era insieme divertente ed istruttivo.
Il babbo non si era dimenticato al loro arrivo di far collocare nella camera della sua figliola un pianoforte professionale perché potesse esercitarsi e non dimenticare le lezioni che le erano state impartite nella grande città. Tutti i giorni Delia si esercitava un paio d’ore e da quella tastiera si diffondevano nell'aria le forti note di quel meraviglioso strumento.
Un pomeriggio d’estate soleggiato ed afoso Delia compita e composta si accingeva ad esercitarsi come di consueto al pianoforte, le sue candide mani con agilità sfioravano i tasti e la musica si diffondeva nella stanza.
La mamma della bimba era orgogliosa dell’impegno che Delia metteva nello studio dei suoi esercizi e quando la sentiva suonare sorrideva compiaciuta e felice.
Quel giorno però Delia non sembrava suonare con la solita grazia, le note erano forti ed assordanti, sembrava che la bimba si divertisse a strapazzare il pianoforte invece di accompagnare la musica con ritmo dolce, gli accordi erano veramente slegati e scordati nell'insieme della loro musicalità.
La mamma rimase quel giorno perplessa e non riusciva a capacitarsi di quel cambiamento così repentino negli esercizi di Delia. Volle togliersi il pensiero e con passo leggero si avviò alla camera della sua bambina per assicurarsi di come Delia studiasse quel giorno, ma appena intravvide attraverso la porta socchiusa la sua bambina, un grido agghiacciante le si soffocò in gola. Lo spettacolo era terrificante! Un grosso serpente boia era sdraiato in tutta la sua lunghezza sul coperchio del pianoforte all'altezza della testa della bambina. Probabilmente era entrato, dalla vicina foresta non si sa come, nella stanza ed aveva trovato rifugio nella cassa armonica tra i martelletti e le molle musicali.
Ora la madre capì perché Delia suonasse con tanto frastuono, credeva attraverso la musica, di incantare il serpente per non fare intuire la paura, altrimenti il serpente l’avrebbe morsa notando il suo terrore.
Intanto Delia cominciava ad essere sfinita di suonare ininterrottamente, senza posa.
In quel preciso istante la madre si riebbe dallo spavento e corse a chiamare il giardiniere perché potesse intervenire in quella situazione così delicata.
Il giardiniere che era esperto di quel luogo, perché lì  era nato e vissuto, si avvicinò cauto alla porta della camera di Delia, sostò un attimo studiando il comportamento del rettile e quando ebbe la certezza che nessun rumore potesse rendere pericolosa la situazione si introdusse nella stanza con un sacco aperto e con perizia calcolata fece scivolare il rettile nel sacco.
In quell'attimo Delia si accasciò svenuta sui tasti del pianoforte finché non si riebbe attraverso le amorevoli cure della madre ormai risollevata.
Il babbo la sera rientrando a casa e saputo il fatto, non ebbe che parole di elogio per la sua figliola che con tanto coraggio e sangue freddo aveva sfidato un così mortale pericolo.
A Delia l’amorevole affetto dei suoi genitori nei giorni che seguirono furono di conforto e di aiuto per superare il passato spavento e le fecero rifiorire sulle labbra il sorriso e negli occhi la gioia.


MORALE: a volte il proprio coraggio e la forza d’animo nell'affrontare i pericoli immediati ci danno le maggiori soddisfazioni.


Milano 1976

Nonna Mariuccia

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