martedì 8 luglio 2014

ANIME INQUIETE

Giocava con i suoi capelli spettinandoli e arricciandoseli attorno alle dita. Come un rito abituale che la aiutava spesso a rilassarsi e a vagare con la mente verso i meandri sconfinati delle più segrete fantasie. Era sola. Da due anni ormai. Non proprio per scelta ma così, perché sapeva che le cose nascono e muoiono in maniera sempre più veloce di questi tempi. E le lasciava andare quando ormai prendevano la piega sbagliata. Non combatteva. Non più. Non amava mettersi di traverso al destino. Ma ci credeva ancora. Non aveva smesso di perdere la fiducia nelle persone. Dal suo comodo e avvolgente divano raggiungeva con la sua mente ogni possibile occasione di incontro, al di là dello spazio, del tempo e delle parole. Si vedeva abbracciata talora a figure maschili un po' confuse nei tratti somatici ma che si distinguevano per i modi molto dolci e delicati nei suoi riguardi. Proprio come piacevano a lei. Si sentiva amata da persone fantasmi che le riuscivano ancora a suscitare delle forti emozioni. Le donavano un intenso benessere e una profondo desiderio di riprovarci. Lei voleva riprovarci. Era sempre stata dell'idea che la vita è un'occasione continua da non perdere. Eppure era sola. E inquieta. Con la sua rabbia, la sua angoscia, il suo rancore, la sua malinconia. Sola. Con tutte queste emozioni da gestire ogni giorno e da infilare come piccoli anelli in un lungo e sottile cannello per farle girare in momenti di noia e farle uscire al momento opportuno con il prossimo nome, la prossima avventura. Ne era capace. Le era già successo di vivere questo stato d'animo. Ora però non voleva mettersi nuovamente alla prova per capire che poteva farlo, ma aveva deciso di attendere. Questa volta non voleva essere l'attrice principale della sua storia d'amore. Voleva giungere dopo, magari al secondo tempo, quando i giochi sembravano ormai fatti e il pubblico si era rassegnato al finale scontato; lì sarebbe arrivata lei, come un colpo di scena a creare quella perfetta suspense che avrebbe suscitato la carica necessaria per alimentare anche le più spacciate speranze.
Non si sentiva forte, ma nemmeno impotente. Non coraggiosa, ma nemmeno impaurita. Sentiva un flusso continuo di emozioni su e giù per il corpo che la ponevano sempre necessariamente davanti ad un bivio: prendere o lasciare, vincere o perdere, andare o stare fermi. E nell'indecisione di non sapere mai che fare preferiva scegliere di non fare nulla. Intanto quei due anni erano passati. Lui l'aveva lasciata di punto in bianco svegliandosi una mattina e uscendo dal suo letto. Una decisione forse premeditata ma repentina, indolore, stucchevole. “Ciao, me ne vado. Per sempre” aveva detto. E detto fatto non era più tornato. Lei con lo sguardo inebetito ancora travolto dal sonno e stordito da quelle parole, non era riuscita nemmeno a replicare. Si era alzata dal letto alla ricerca di qualche indizio per casa e, aprendo l'armadio, si era accorta che i vestiti di lui non c'erano più. Solo allora aveva capito che la faccenda era seria e aveva iniziato a tremare. Si sentiva fragile e abbandonata. Non era stato quello il genere di promesse che si erano scambiati tempo addietro. Non si meritava un trattamento così. Eppure, la sua ingenuità e il suo cieco amore, le avevano tenuto nascosto il profilo più arido e disgustante della persona con la quale aveva condiviso due anni di apparente affinità. Si sentiva tradita, più da se stessa che da lui. Dalla sua incapacità a valutare tutte le sfaccettature di una persona. Di fissarsi solo ed esclusivamente sulle sue di sensazioni senza percepire cosa arrivi dall'altra parte. Di buttarsi a capofitto in una storia dando il massimo di sé senza nemmeno considerare se ne valesse la pena. Lei viveva così le sue emozioni, in maniera totale ma arbitraria. Non lasciando spazio alle esigenze altrui. E lui l'aveva capito e questa cosa l'aveva messo in gabbia. Per questo se ne era andato senza spiegazioni. Temeva che lei lo potesse in qualche modo convincere a restare, ma lui aveva già preso la sua decisione. Aveva conosciuto una donna sorridente, senza preconcetti, impegnata ma disponibile. Si era lasciata corteggiare e ora lo voleva tutto per sé. Le sue mani addosso, le sue risate, le coccole e le sorprese. Voleva sentirsi viva per un po'. Nonostante avesse in corso una relazione, anche lei. Ma questa relazione le andava stretta. Il compagno non era molto presente con lei e lei ne soffriva. Meglio questa nuova conoscenza capitata per caso sull'autobus pieno nel tragitto mattutino per andare a lavorare. Lei che ha sempre odiato i mezzi pubblici ma che, da quando la macchina le si era guastata, era stata costretta a usare...Il destino gioca scherzi pericolosi quando ci si mette. E ora si ritrova a dover campare scuse con il suo compagno di vita per uscire di nascosto con lui. Lui che si è reso libero apposta per lei. Ma lei è soltanto una donna capricciosa: vuole sentirsi semplicemente desiderabile, non pronta per una storia seria. Non vuole distruggere la sua storia d'amore, in fondo il suo compagno non le fa mancare niente. Purtroppo però è spesso lontano. Per lavoro, dice. E lei ci crede e si adatta. E si è creata un suo mondo parallelo per colmare la sua assenza. Come lui del resto, che tra un viaggio e l'altro non esita a conoscere quante più donne possibile per riempire le sue notti solitarie lontano da casa. 
Ci sono donne e donne. Quelle che vanno abbracciate, difese, protette e quelle che abbracciano, difendono, proteggono. Quelle che si vergognano e si tormentano e quelle spregiudicate che mostrano al mondo la propria fragilità. Quelle bisognose, sempre, anche di un fottutissimo minuto d’amore e quelle che l’amore se lo fanno bastare anche se arriva con il contagocce. 
E poi ci sono uomini e uomini. Ci sono quelli che fanno fatica ad amare o ad esprimere i propri sentimenti ma dietro alla loro corazza astutamente architettata sanno essere molto teneri. Ci sono quelli che travolgono come uragani e quelli che non si lasciano prendere. Ci sono quelli che non tornano mai sui propri passi e quelli che cambiano idea ogni momento. Ci sono uomini saggi, ammalianti, cortesi, allegri, sicuri e poi ci sono uomini timorosi, ingenui, spietati, assenti. Lei, lui, l’altro, l’altra, dei piccoli mondi, delle piccole anarchie. Delle anime inquiete. Ognuno con le proprie ragioni, i propri progetti, le proprie sensazioni, i propri sogni. Ognuno con i propri rimpianti, le proprie croci, i propri malesseri, le proprie lacrime. Ognuno con le proprie speranze, le proprie aspettative, i propri bicchieri di vino per affogarci i dispiaceri. Una porta che sbatte, la tristezza che sale, la pioggia che batte e una storia che fa male. Un altro pezzo di vita che se ne va, corre nel vento, lasciando sconcerto e tanto turbamento. Mani che si allungano nel momento sbagliato, quando un destino arriva mentre è inaspettato. Ci sono giornate buone, in cui tutto sembra prendere il verso giusto di una strada in discesa e giornate sbagliate dove si fatica a tirar sera e non c’è tisana che rilassi o abbraccio che rassicuri.
Pezzi di vita, frammenti di esistenza, questione di carattere. Poi arriva il momento in cui non c’è più musica che tenga, sigarette che bastino o cibo che sazia. Arriva il momento in cui il silenzio si rompe e diventa assoluta certezza dell’assenza e del vuoto enorme che colma e definisce ricordi troppo belli. Arriva il momento in cui, nonostante tutto, scegli te stesso aldilà di ogni paura, che ti ami con dolore, che ti guardi e abbracci la tua anima pulsante pensando a quello che meriti. Arriva il momento in cui non ti butti più via, ma passi oltre e aspetti la felicità, non gli avanzi. Siamo più forti di quello che pensiamo, fottutamente più forti.

Sonia

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