lunedì 3 ottobre 2016

LA LAVORAZIONE DELLE PIANTE NEL SALENTO by Giuliana

Il Salento è una terra ricca di fascino per l’arte e la sua storia, ma lo diventa ancor di più grazie alle credenze, cultura popolare, feste e sagre, che mantengono vive le tradizioni di un tempo. 
I paesi si trasformano dando vita a scene teatrali dove il turista ha la possibilità di conoscere e sentire il calore e l’accoglienza della nostra gente. 
Da sempre considerata l’arte dei poveri, l’artigianato era il fulcro dell’economia salentina, una vera e propria espressione dell’arte popolare svolta con impegno e passione e, a volte, anche per bisogno. Rappresenta oggi una delle realtà produttive ed economiche della zona. Nonostante il susseguirsi dei vari mutamenti sociali, culturali e politici, l’artigianato salentino ha saputo mantenere vive le sue tradizioni limitando, se pur in maniera ristretta, l’innovazione tecnologica di determinati settori, tramandando quelle che erano le tecniche di lavorazione del passato.
Se davvero si vuole annusare gli odori della civiltà contadina non si puoi trascurare il giunco, le canne, il restinco, l'erba palustre, l'ulivo selvatico, il mirto e tutte le altre fibre della macchia mediterranea. Queste piante crescono rigogliose in tutta la penisola salentina e presto i suoi abitanti impararono ad apprezzarne le qualità elastiche e di resistenza e iniziarono a lavorarle, ottenendo prodotti utili per ogni genere di necessità.  
I panari erano cesti utilizzati un po' per tutto. Erano usati, per esempio, per il trasporto e la conservazione dei frutti della terra, per la raccolta delle olive, ma anche – in forma ben diversa – per la conservazione dei vestiti, tanto che ne è nata una vera e propria figura artigianale, definita panararu (ossia produttore di panari), una volta molto in voga e oggi in via d'estinzione. Lu panararu era (ed è!) esperto non solo nell'arte dell'intreccio, ma anche nella scelta dei materiali e del periodo ove tagliarlo per realizzare prodotti resistenti e di qualità. 
Difatti la raccolta del materiale non avviene in tutto il periodo dell'anno, ma in un mese ben specifico, nel periodo invernale, in cui i virgulti danno il meglio delle proprie qualità elastiche. Selezionato e raccolto tutto il materiale, l'artigiano lo tratta con tecniche ben specifiche al fine di renderlo ancor più elastico e resistente. Il trattamento richiede una serie di operazioni delicate quanto precise: bollitura, essiccazione (sotto certe coperte...), coloritura naturale (nei campi di grano trebbiati...), conservazione e, infine, lavorazione.  
La lavorazione è estremamente meticolosa e richiede tanta pazienza quanto maestria. 
In base alla grandezza o difficoltà dell'opera, l'artigiano può impiegare dalle 4-5 ore a diversi giorni. Una curiosità riguarda la realizzazione degli oggetti con le fibre delle canne marine, ottenute dalla battitura delle stesse mediante l'uso di uno specifico martello che, usato con una certa tecnica, dà vita ai fili con i quali l'artigiano realizza le sue opere. 
Oggi il giunco, il restinco e tutti gli altri materiali della macchia mediterranea vengono usati dai pochi e coraggiosi artigiani per realizzare – oltre ai classici panari– borse, sporte, centritavola, sottopiatti, portabicchieri, portabottiglie, lampade, appliques, piantane, ecc., proprio per evolvere la produzione e continuare una tradizione che rischia di scomparire, offrendo prodotti di qualità e totalmente naturali.

Giuliana

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