venerdì 5 giugno 2015

IL CANE GENEROSO

Un cane bellissimo, dal pelo morbido, dal muso simpatico, dagli occhi vivaci ed intelligenti era costretto a vivere randagio perché ahimè non era di pura razza e perciò molti signori, seppur amanti degli animali, non lo volevano.
Da quando era stato abbandonato da cucciolo, la simpatica bestiola vagava in lungo e in largo per la città. A volte trovava rifugio per la notte intrufolandosi in portoni lasciati distrattamente aperti, oppure nei sottoscala incustoditi o dove capitava. Per il cibo si arrangiava come poteva spesso la pietà di alcune persone anziane, bisognose di compagnia, lo salvava da un forzato digiuno.
Ma venne un giorno molto triste e difficile per il caro animale. Fu proprio in una giornata piovosa e molto cupa che nessuno, ma proprio nessuno si prese cura di lui.
Intirizzito dal freddo e dall'umidità, stanco per non aver trovato un angolo tranquillo e riparato per poter dormire, debole per non aver toccato cibo durante tutto il giorno, l'animale si diresse sostenendosi sulle zampe mal ferme verso la periferia della città. In quel luogo chissà avrebbe trovato un riparo, forse scomodo ma sicuro, almeno per quella notte in qualche casa diroccata oppure in abitazioni di recente costruzione non ancora terminate. Per una notte almeno poteva andargli bene, specialmente quel giorno che non aveva tanta fortuna.
Dopo tanto peregrinare vide un ammasso di mattoni e cemento, si potevano definire le macerie rimaste li da chissà quanto tempo. Il cane cercò uno spazio per mettersi comodo e farne il proprio rifugio. Vi si introdusse, si accovacciò e la stanchezza cominciò ben presto a farsi sentire. 
Stava ormai appisolandosi quando uno strano rumore lo destò facendolo balzare di soprassalto, le sue orecchie di tesero in ascolto come corde di violino.
Rimase immobile per uno spazio di tempo incalcolabile, poi si riebbe dallo spavento e decise di uscire allo scoperto per determinare da dove proveniva il rumore. Appena fu uscito il suo sguardo si posò su una cagnolina che barcollando si avviava lentamente sulla strada maestra. Con rapidi balzi le fu subito vicino e la interrogò:
- Sei stata tu a spaventarmi improvvisamente? -  le chiese il randagio.
- Penso di si, ma non sapevo che ci fossi anche tu, io vivo lì ormai da molto tempo. - rispose lei.
Il cane proseguì:
- Non potevi sceglierti un posto migliore, proprio fra quei detriti desideri vivere?!
La cagnetta seguiva per la sua strada senza più rispondere ed il cane la seguiva perplesso. Intanto la osservava in silenzio e pensava: "E' proprio strana, non ti guarda neppure, o si crede una snob della periferia o è proprio selvatica come i cespugli intorno ai detriti dove vive. Mah ... mah... " si diceva continuando a seguirla.
Infine i due cagnetti arrivarono in una stradina cieca dove non vi era una seconda uscita. Essa era molto sporca e un olezzo maleodorante si elevava dal selciato.
La cagnetta cominciò ad annusare intorno finché un cartoccio attrasse la sua attenzione, lo addentò e cominciò a sbocconcellare, poi bevve da una fontanella perenne comunale.
Il cane con un rapido sguardo intorno intuì che in quel luogo si faceva il mercato e che la povera bestiola veniva a rimpinzarsi dei rifiuti che i venditori lasciavano a terra.
Le rivolse la parola e le disse:
- Il tuo campo è ristretto, non puoi uscire da questa umile vita e creartene una migliore?!
In quel preciso istante la cagnolina alzò il muso in direzione del suo interlocutore, il cane ebbe un fremito e si sentì meschino, aveva notato improvvisamente che gli occhi di lei erano privi di luce e vivacità. Si, erano proprio spenti, dunque la bestiola era cieca.
Ripresosi dall'imbarazzo il cane aspettò che la cagnetta finisse il suo pranzo, poi con risoluzione la invitò a fare una passeggiata, insieme a lui. Restò accanto a lei tutta la notte, nel cumulo di mattoni e cemento.
Il giorno seguente la portò in riva ad un canale, l'erba intorno era soffice seppure umida, l'avanzare della primavera aveva tinto la natura di bei colori pastello e il panorama era stupendo. I due si accovacciarono sul greto del canale e annusando il profumo dei fiori ed ascoltando lo scorrere dell'acqua. Ad un tratto al randagio venne in mente di fare il bagno, cautamente si spinse in acqua e si mise allegramente a nuotare invitando la sua compagna a fare altrettanto, ma ella sembrava restia a quell'invito sollecito ma poi si immerse gradatamente ed ebbe sprizzi di gioia al contatto con l'acqua, divenne anche più chiacchierina. Lui ne fu fiero ed aggrottò la groppa compiaciuti, poi i due si asciugarono al timido sole, sereni come se fossero stati da sempre grandi amici.
Da quel giorno non si lasciarono più e cominciarono una vita insieme. Il randagio portava la cagnetta cieca a passeggio per la grande città, le spiegava come era fatta, le decantava i monumenti ed i musei, gli angoli più caratteristici e qualche volta si dirigevano al parco comunale. In quel luogo era facile anche fare un piccolo spuntino, ai bambini giocando allegramente veniva appetito e le loro mamme erano pronte a fornire loro sostanziose merende. I cani rincorrevano i fanciulli nel gioco e qualche buon boccone arrivava anche a loro: si potevano definire soddisfatti, inoltre le care bestiole potevano riposare comodamente sotto alberi secolari al riparo ed al fresco con negli orecchi i gioiosi strilli dei bimbi che cullavano i loro sogni. Al risveglio il randagio raccoglieva sempre un fiore dai cespugli che vi erano intorno per donarlo alla sua compagna che lo afferrava entusiasta e felice. Se un giorno li avesse scoperti il guardiano del parco sarebbero stati guai seri per loro, avrebbe probabilmente chiamato l'accalappiacani comunale e chissà come sarebbe andata a finire.
La loro vita nomade non finiva mai, ogni giorno c'erano nuove avventure, nuove persone da conoscere, dalle quali si poteva strappare con un po' di vezzi e simpatia, qualche buon pasto.
Un bel giorno che si trovavano a girovagare nel centro della città, il randagio fu attratto da un cartellone pubblicitario luminosissimo esposto sopra l'entrata di una sala cinematografica e gli balenò un'idea. Al cinema non l'aveva mai portata e desiderava che si divertisse. Dopo tutto erano così affiatati che non sorgeva nessun problema se la cagnetta non vedeva, il gentile compagno le avrebbe raccontato tutto, persino i colori che vi erano in tutte le sequenze dello spettacolo.
Cautamente si introdussero, ma non fecero in tempo a guadagnare la strada per la sala di proiezione: una scena grave attrasse la sua attenzione. Alla cassa dove si distribuivano i biglietti d''accesso, un uomo armato intimava alla giovane cassiera di consegnargli al più presto l'incasso della giornata.
Il suo istinto si acutizzò e dettando poche indicazioni precise alla sua compagna addentarono i pantaloni dell'uomo, lo aggredirono abbaiando e instaurando con il malfattore una furiosa lotta nella quale l'arma venne scaraventata lontano.
In breve il malcapitato uscì malconcio e fu assicurato alla giustizia.
il direttore del cinema, dopo essersi occupato della cassiera, la quale era visibilmente spaventata e piangeva e tremava come una bimba, si interessò alle due bestiole. 
Dopo averle ben nutrite con bocconcini succulenti di carne e tutto ciò che a loro poteva piacere per ringraziarle, decise di tenere con se la coppia di randagi e dar loro una dimora comoda ed accogliente.
Da quel giorno i due animali rinunciarono alla vita nomade e sorrisero a una vita normale.Non avrebbero più vagato e sarebbero stati i guardiani di un generoso e buon padrone che si sarebbe sempre preso cura di loro.
Ogni tanto ritornano, nei pomeriggi estivi, a fare la siesta al parco dei divertimenti della grande città, ma al loro collo ciondola una medaglia con inciso il loro nome: Ronny per il cane dal cuore generoso e Kelly per la sua dolce compagna.
Ormai non hanno più paura di scorrazzare liberi e non temono più l'accalappiacani comunale.

MORALE: Gli animali, seppur rifiutati dagli uomini, ci dimostrano sempre la loro fedeltà dandoci esempio di civiltà.

Milano, 26 giugno 1987
Nonna Mariuccia

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