lunedì 19 ottobre 2015

LA LEGGENDA DELLE ANGUANE E DELLA MONTAGNA SPACCATA by Giuliana

Narra la leggenda che in anni lontani, perduti nel tempo, nel vallone allora solitario, dove oltre un secolo fa sorse la locanda alla Montagna Spaccata, vivessero delle bellissime Anguane.
Le Anguane sono esseri mitici che secondo le leggende si incontrano preferibilmente vicino alle acque verso le quali di notte si muovevano a lavare i panni e “portando l’acqua con le ceste di vimini”. Donne abbastanza fuggevoli, affascinanti e ammaliatrici, con capelli lunghissimi, ora brutte e malvagie a seconda delle necessità del momento, abitano in varie cavità naturali (“spurghe” e “busi”) che disseminano i monti veneti. 
La più famosa delle anguane era Etele, figlia di Uttele regina e abitante della Montagna Spaccata sopra S. Quirico e protagonista della famosa leggenda che la vede sposa di Giordano prima e spirito della montagna attraverso le acque torrentizie ed i suoi venti poi. 
Altre figure mitiche erano i Salbanei, piccoli folletti dispettosi che si compiacevano di fare scherzi vari mettendo a soqquadro qualche stanza e a volte attorcigliando i capelli dei bambini o i crini dei cavalli. I salbanei erano come degli gnomi, i folletti del bosco, erano omini piccoli e il loro divertimento era fare i dispetti. 
Su di essi, come sull'orco, sulle strie, sui maghi, si raccontavano storie, nelle stalle, durante i filò . Con la fine dell'autunno, le contrade e le corti cominciavano a vivere una vita di gruppo più intensa, perché il lavoro assumeva un ritmo diverso da quello delle stagioni produttive (primavera - estate). Nel cuore dell'inverno, la stalla diventa il centro della vita sociale e familiare, perché le case erano umide e fredde e la legna scarseggiava. Così, al primo freddo novembrino, le famiglie di una contrada o di una corte, come i contadini del paese, si riunivano nella propria stalla o in quella del vicino e vi restavano fino a un'ora “da cristiani”, al caldo degli animali, sotto la luce di una lucerna a petrolio: era il filò. 
Durante il filò si parlava del più e del meno, ma esso aveva una fisionomia ben precisa, una ritualità e una sua importanza economica. Le donne si dedicavano al rammendo, a far calze, scarpette e, soprattutto a filare. La dote, sacrosanta, era messa insieme dalle ragazze durante il filò, magari sotto gli occhi attenti del moroso che misurava la bravura della futura sposa.
Durante questi incontri si raccontava di questi esseri che vivevano abitualmente negli spazi inaccessibili alla comune esperienza e alla diretta conoscenza - nei luoghi più remoti o abbandonati, nelle tenebre della notte, nei fenomeni naturali inspiegabili. 
Le Anguane, femmine ammalianti, si potevano vedere di notte quando, con la luna piena, si udivano cantare e si vedevano danzare splendide e lucenti tra le rocce. Questi spiriti fatati esercitavano il loro fascino sugli uomini, soggiogandoli. 
Proprio di questo narra la leggenda…Passò in quei boschi un giovane montanaro, Giordano che lungo il cammino notò una meravigliosa creatura dai lunghi capelli e se ne innamorò. Il suo nome era Etele e il giovane Giordano decise che ella sarebbe diventata la sua sposa. I vecchi e saggi montanari cercarono in tutti i modi di dissuadere il giovane dal proposito di sposare la fanciulla, essendo essi a conoscenza del sortilegio che gravava sul futuro di Etele: ella infatti sarebbe svanita quando sua madre, la Maga del bosco, fosse morta. 
La stessa Maga impietosita dall'amore infelice che sarebbe sorto da questa unione, parlò a Giordano. Ma nulla valse a fargli cambiare idea: l’amore per la meravigliosa anguana era tale, da sfidare qualsiasi presagio! 
Si sposarono ed abitarono in una capanna costruita dal giovane montanaro con tronchi di abete. Non potevano sognare una felicità più grande. 
Ma una triste alba d’estate la Maga - Madre morì e tutto il vallone fu avvolto da un tragico silenzio. I due dormivano dolcemente abbracciati, Etele baciò lo sposo e cercò di levarsi senza destarlo. Ma i suoi lunghi capelli si mossero e lo svegliarono. Etele fuggì per andare incontro al suo triste destino. Inseguita dallo sposo, giunse ai piedi di una rupe altissima, che le sbarrava il passo.
Si volse e vide Giordano che stava per raggiungerla. L’incantesimo si manifestò: un alto boato scosse la terra e la rupe si spaccò in tutta la sua altezza ed Etele, attirata all'interno, scomparve verso il cielo.
Giordano tentò di varcare l’enorme fenditura, ma una scrosciante cascata lo fermò e lo respinse verso valle.
La Montagna Spaccata da sempre ha popolato i racconti del filò, soprattutto per la misteriosa e fantastica presenza delle anguane e di altre misteriose presenze. La sua storia quindi si intreccia un po’ con la storia del territorio in cui si trova e un po’ con la fantasia delle generazioni che l’hanno abitato nei secoli madre di racconti e leggende. Con una fenditura profonda ben 93 metri fu protagonista di tante attenzioni da parte di scrittori e regnanti con la sua caduta d’acqua nel fondo, a formare una grandiosa e pittoresca scena. 
Il 17 agosto 1879 sulla strada della Spaccata avvenne l’incontro della regina Margherita di Savoia e del principe ereditario Vittorio Emanuele con 22 alpinisti della sezione di Vicenza. Donarono all'augusta visitatrice un quadro che raffigurava la Spaccata e i dintorni. A sua volta la regina commissionò al prof. Allegri un quadro che raffigurasse l’incontro.
Ma quella non fu l’unica passeggiata regale nella zona della Spaccata perché a darne conto è l’iscrizione marmorea che tuttora testimonia che il 9 agosto dello stesso anno, Margherita di Savoia era entrata nel misterioso anfratto. Per fissare nella storia questo evento i titolari della Spaccata, Michelangelo e Sante Pellichero apposero una lapide commemorativa tuttora visibile tra le rocce.

Giuliana

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